Sto provando a fare ordine nei miei pensieri, a ripescare ricordi, a metterli in fila. Ieri sera prima di andare a dormire mi sono soffermata su una foto di me e Paco, al mare. E’ una foto bellissima scattata all’alba dell’ultimo giorno di vacanza. Paco per tutta la nostra permanenza ha deciso che il sole migliore, in spiaggia, si prende alle 6 di mattina e quindi mi ha regalato 13 albe nel silenzio e nello splendore della spiaggia deserta. La quattordicesima mattina c’era in spiaggia una ragazza, conosciuta sul posto, che ci ha scattato questa foto. Ci siamo io e lui, sulla sdraio, mentre Paco si arrampica sulle mie gambe e ci guardiamo intensamente negli occhi, sorridendo e tenendoci per le mani. Quel giorno non sapevamo ancora nulla sul nostro futuro e su come si sarebbero concluse le cose. E’ il fermo immagine di un momento perfetto. La guardo tutte le volte che vado in camera da letto dove sono appese una cinquantina di foto della nostra famiglia a fisarmonica: il nostro album di famiglia. Ma ieri sera quando ho guardato quella foto ho risentito mentalmente la vocina di Paco che mi chiamava mamma, con la sua solita insistenza. E mi si è stretto il cuore in un abbraccio malinconico su tutto quello che è stato. Su quel figlio biondissimo che ho così tanto amato e che così tanto amo ancora. E mi è mancato da morire averlo lì e guardarlo negli occhi, come nella foto.