La settimana scorsa è stata tutta una corsa. Partenza in salita con la Puccia febbricitante e tutto il lavoro da riorganizzare di conseguenza. Per fortuna la mia vita è sufficientemente elastica, quindi riesco a non dare di matto ad ogni imprevisto. Poi però un regalo inaspettato: un’altra mamma affidataria, che in questo momento vive una pausa post conclusione affido, si è offerta di venire a darmi una mano. Meraviglia.
Altro dono di questa esperienza? Le persone, i colleghi di affido. Siamo un bel gruppo, tutti molto diversi tra di noi ma accomunati da questa esperienza che prende la tua vita, la tua anima e il tuo cuore tra le mani e li rimescola, strizza, arriccia e modella come meglio crede. La co-educazione in questi progetti è un concetto imprescindibile. In primo luogo perché abbiamo in famiglia un bimbo non nostro che ha una mamma e un papà biologici che vede, più o meno periodicamente, nei cosiddetti “incontri protetti”. Spesso poi ci sono anche altri parenti coinvolti nel progetto ed allora ci saranno incontri protetti anche con loro. Agli incontri protetti sono presenti gli educatori che, nel nostro caso, hanno un rapporto quotidiano con i bimbi e con noi. E se ancora non bastasse c’è la psicologa, ci sono nonni, zii, amici e ognuno contribuisce, a suo modo, all’educazione, in questo caso, della Puccia. Una costellazione di figure più o meno importanti che con la loro presenza, i loro consigli e i loro interventi, partecipano attivamente all’educazione del pupo. Che di mamme, non ce n’è mica una sola!
Nell’affido tutto questo, come dicevo, fa parte del gioco. E questi bambini, nella loro sfortuna, hanno la grande opportunità di avere intorno tante persone diverse che si preoccupano e occupano di loro. Non so se con Donzella avrei tollerato così tanti co-educatori o avrei vissuto tutto questo come un’intromissione. Non sono mai stata una mamma facciotuttoio ma, essendomi trasferita in una nuova città e non avendo nessuno che frequentasse la mia casa con assiduità… ho dovuto faretuttoio lo stesso, anche se non per scelta. E infatti a suo tempo ho un po’ sbroccato, e quando Donzella ha avuto 15 mesi io e Re di Triglie abbiamo fatto cambio: io al lavoro e lui a casa. Ma questa è un’altra storia.