un lunedì elevato alla quinta

Sono mesi che non dormo abbastanza. Qualche giorno il torpore che mi lasciano le nottate complicate non si attenua, qualche volta invece, con l’andare delle ore il cervello diventa un po’ più lucido. Direi che per me è questa la parte più difficile dell’affido: la privazione del sonno. E’ anche il motivo che mi fa apprezzare il fatto che prima o poi un affido (salvo complicazioni varie) finisca. Oggi è uno di quei giorni. Un lunedì elevato alla quinta. Io e Re di Triglie facciamo a turno a gestire i risvegli notturni dei pulcini ma a volte, i risvegli restano comunque troppi anche se equamente divisi a metà. La sensazione è quella di vivere una vita sospesa mentre si ha un bimbo in famiglia. Sospesa tra il prima e il dopo, sia nel bene che nel male. Una bolla in cui non si progettano viaggi, non si esce a cena con gli amici, si sta tanto tempo a casa, in famiglia e si apprezza anche solo riuscire a leggere un articolo di giornale. Un tempo sospeso in cui, spesso, si dorme davvero troppo poco. E oggi vedo la fatica, il lavoro che resta un po’ indietro, i mille ragionamenti su strategie nuove da provare per vedere di migliorare la situazione. Ma questi bimbi hanno vissuti difficili e spesso le loro angosce si amplificano nel sonno notturno. E mentre hai la testa che ciondola e fai fatica a tenere gli occhi aperti loro sono lì, tra le tue braccia e con le loro manine cercano di restarti ancorati per paura di perdersi una volta riaddormentati, di andare alla deriva, e si crogiolano in tutto quell’amore che di notte si fa più denso. E’ anche la parte che amo di più, questa fatica. La notte in cui tutto si ferma, la casa è silenziosa e loro riescono ad esternare le loro paure che tu sei lì a raccogliere e rendere un po’ meno angoscianti, un poco più lontane. E poi sorge il sole, tutto ricomincia con il primo caffè della mattina. E mi piace pensare che tutto questo sonno, tutto questo sentirsi stropicciati e poco lucidi sia il bagaglio che ci portiamo dietro lungo questa strada che percorriamo insieme. E dentro a questo bagaglio c’è tutta l’essenza di questo temporaneo “noi”.