Ecco. Fatto. A questo punto abbiamo dato la nostra disponibilità per accogliere un bambino piccolo, molto piccolo. Ci salutiamo e ci dicono: “Vi chiameremo noi”. Facile no? Ora non ci resta che aspettare tornando alla nostra vita di sempre. Falso. La vita di sempre non esiste più. Nella vita di sempre nessuno scattava allo squillo di un telefono, a nessuno balzava il cuore in gola per poi tornarsene al suo posto quando sul display appariva un normale e solito contatto. E’ che quando sai che la tua vita cambierà dopo che “Vi chiameremo noi”… quel momento non arriva mai.
Ho fatto le cose più strane. Compreso andare a sbirciare se ci fossero stati tagli al bilancio per i progetti sociali, persino leggere tutto il pubblicato su possibili cambiamenti su interventi di affidamento familiare.
Perché l’attesa è un po’ così, vive di contrasti. Da un lato non vedi l’ora che ti chiamino perché vuoi vivere un’esperienza totalizzante, emotivamente pazzesca e conoscere il bimbo che per un periodo riempirà la tua casa e la tua vita, dall’altro speri nessuno ti chiami mai perché quando un bambino arriva significa che una mamma o una famiglia sono talmente in difficoltà da non riuscire più a tenerlo al sicuro.
Ci si sente un po’ buone e un po’ cattive ad essere mamme affidatarie.