Sono tornata a yoga settimana scorsa. Dopo più di un mese d’assenza dovuto al periodo di passaggio della Puccia. Mi hanno chiesto dove fossi finita e davano per scontato che fossi via per lavoro. In effetti avevo avvisato solo la maestra del reale motivo della mia assenza.
Non so come mai, ma se in alcuni ambienti parlo di affido come fossi una promotrice esperta in marketing, negli ambienti miei, quelli più intimi, se posso, taccio.
Ma lunedì scorso ho parlato. Perché la gioia della conclusione di questa esperienza non mi permetteva di tacere. E mi hanno fatto tante domande e mi hanno pure chiesto se non mi era mai venuta voglia di adottare un altro figlio. Alcune domande me le aspetto, altre meno ma ci sta tutto purché se ne parli. Parliamo di affido, parlarne fa bene e permette di diffondere uno stile di vita che fa dell’accoglienza e della disponibilità un punto di forza.
Ieri sera una delle mie colleghe di sudore mi ha guardato dritto negli occhi e mi ha detto che avrebbe voluto scrivermi un messaggio. Poi mi ha spiegato:”Volevo scriverti perché c’è una bella differenza tra dire che si vorrebbe cambiare il mondo e farlo per davvero. E quello che fai tu, cambia il mondo”.
Questo nessuno me lo aveva mai detto. Mi ha fatto venire la pelle d’oca. E non ho più parlato.