Ieri mi sono sentita immensamente grata. Non uso spesso questo aggettivo perché la gratitudine non rientra abitualmente, mea culpa, nella mia frenetica quotidianità.
Ma ieri l’ho proprio sentita bene questa gratitudine.
Siamo stati invitati a pranzo da amici, colleghi di affido. Uno di quegli inviti che non giungono per caso. Sapevano del nostro momento di fatica sia fisica che emotiva e ci hanno regalato qualche ora di leggerezza.
Perché il pranzo è ovviamente solo un pretesto per passare del tempo insieme, parlare, distrarsi, ridere delle occhiaie, delle rughe nuove e per fare progetti per il dopo. Non sappiamo ancora quando inizierà il dopo ma è lì, lo si può iniziare ad annusare.
E quelle ore seduta, in cui altri hanno rincorso e accudito Puccia al posto mio, hanno avuto l’effetto di un giorno in beauty farm.
E mi sono sentita amata. Mi sono sentita capita. E profondamente grata.