Le mie giornate iniziano sempre presto e sono fitte fitte di impegni. Invidio tantissimo le persone che riescono ad eliminare il superfluo, tutte le azioni che non sono indispensabili. Quello che io mi concedo, e solo ogni tanto, è rifiutare qualche telefonata. Perché ci sono momenti in cui non ho davvero voglia di parlare con nessuno. Magari perché mi sono appena seduta sul divano, magari perché tra 10 minuti esatti devo uscire per recuperare la Puccia e voglio solo silenzio fino a quel momento. Per il resto, se non ho impegni sono bravissima a crearmeli dal nulla, salvo poi arrivare stremata a sera. Re di Triglie dice che non mi preservo abbastanza, che sono sempre un filo oltre le mie possibilità. Ma sono cresciuta con una mamma che mi ha insegnato che si può sempre andare avanti anche se si è stanchi, che si può comunque fare qualcosa in più (ah le mamme lombarde!) e ci si riposerà domani. Re di Triglie all’opposto è cresciuto in una famiglia dove ci si prende il proprio spazio e il proprio tempo e infatti, durante gli affidi, soffre più di me della mancanza di più tempo per se stesso. Questo affido sembra volgere al termine, dopo un anno di convivenza e di disponibilità dall’alba all’alba, la Puccia andrà per la sua strada e mi ritroverò con uno spazio immenso e un tempo dilatato da riempire. Ma prima di riempire, sarà importante prendere coscienza di questo vuoto, prendere di nuovo le misure e lasciare che da 4 le persone della mia famiglia tornino armoniosamente a 3.
Parleremo tanto, la casa sarà di nuovo grande, le stanze silenziose.
Per ora ho comprato un libro. Un romanzo di mare. Probabilmente rifiuterò un po’ di telefonate, lasciando disattese le domande sul come mi sento e cosa provo. Per un po’ ce lo terremo per noi quello che proviamo.
E io leggerò il mio libro. Prima che tutto ricominci.