Ogni volta che ci viene comunicato che l’affido sta per finire io, il Re di Triglie e Donzella iniziamo il gioco del: “questo non mi mancherà”.
La prima volta abbiamo iniziato spontaneamente all’improvviso, adesso invece si dichiara ufficialmente giorno e ora di partenza.
Che quando un bimbo sta per lasciare la tua casa e la tua quotidianità dopo mesi o anni di ingombrantissima presenza tutto quello che all’improvviso non avrai più e ti mancherà da morire, lo hai presente benissimo.
Allora trovo molto sano, anche per sdrammatizzare un po’ il periodo denso di emozioni e sofferenza, sottolineare quello che non ci mancherà.
Caricare e scaricare il passeggino dalla macchina 4 o 5 volte al giorno, magari sotto il diluvio universale… non mi mancherà.
Cambiare una puzzolentissima cacca dopo aver appena infilato in bocca la prima forchettata delle tanto agognate lasagne… non mi mancherà.
La Puccia che si sveglia appena hai aperto i libro che sono giorni che cerchi il tempo di iniziare… non mi mancherà.
Raccogliere ogni giorno da terra millemila stelline fossili che si accumulano negli angoli più assurdi dopo ogni pasto… non mi mancherà.
Ogni secondo, dopo che ci saremo salutate, ci saranno tante cose di lei e di noi che mi mancheranno, perché senza di lei le giornate mi sembreranno, inizialmente, vuote e prive di senso come se tutto, ma proprio tutto, con lei fosse stato perfetto e meraviglioso.
Sarà allora che dovrò richiamare alla mente questo gioco, perché riappropriarsi di spazi e tempi quando un affido finisce, in realtà, è tanto bello quanto lo è stato perderli quando è iniziato.