Poteva essere maggio? Di sicuro era un pomeriggio di noiosa attesa. Solita palestra, solite mamme e nonne che aspettano figli e nipoti, parlando di nulla. La classica situazione da cui, se posso, mi defilo. E infatti quatta quatta, mi metto per l’ennesima volta a leggere compulsivamente gli avvisi e gli annunci sulla bacheca di fianco all’ufficio de Lu Maestru. “Tizio ha vinto questo”, “Tizialtro è convocato per quello”… e poi qualcosa di nuovo. Formato A3, illustrazioni accattivanti e la frase. Quella frase così potente che ha fatto esplodere dentro di me un’emozione da tempo assopita in attesa di tornare a galla, di emergere. “Ci vuole tutta una città per crescere un bambino”. Boom!
Non mi sembrava possibile ma dopo anni che mi ripetevo che sarebbe stato bello prendere informazioni per diventare famiglia affidataria, e dopo anni che rimandavo perché non sapevo bene da che parte cominciare e poi c’era il lavoro e poi c’era la bimba e poi c’erano sempre impegni impegnativi… le informazioni stavano venendo a cercarmi.
Inutile dire che non ho pensato ad altro. Ho aperto internet la sera stessa, ho vomitato tutto con voce stridula ed emozione prevaricante addosso a mio marito e la mattina dopo ho scritto la prima mail. Oggetto: Richiesta di informazioni.
Da lì, come dopo aver imboccato la strada che sai essere quella giusta, le azioni si sono susseguite rapide ed efficaci. E dopo un percorso che ci ha scavato dentro più di un tarlo in una solida trave di castagno, siamo diventati una famiglia affidataria. Famiglia a fisarmonica patentata. E ci siamo messi ad aspettare.